sabato 22 novembre 2008

Cioccolatissimissimo

Basta con tutte queste ricette di pastasciutta, cambiamo un pò genere: e vai col dolce!
Oggi ho fatto la torta brownie al cioccolato.
Ecco a voi svelato il segreto di tanta bontà.

BROWNIE AL CIOCCOLATO

Difficoltà: @@ (ah, i misteri della cottura a bagnomaria!)

Ingredienti

150 gr ciccolato fondente
150 gr burro
90 gr zucchero
110 gr farina
1 bustina di vanillina (o 1/2 fialetta di aroma vaniglia)
2 uova
1/4 di cucchiaio di lievito per dolci

Preparazione
Squagliare il cioccolato a bagnomaria insieme al burro (definizione di bagnomaria: in un padellino riempito per metà d'acqua, inserire un recipiente più piccolo in cui mettere il cibo da cuocere; portare ad ebollizione ed attendere che la cottura sia ultimata).
Nel frattempo in un recipiente mischiare la farina con il lievito e la vanillina, poi aggiungere le uova e lo zucchero, e infine unire il tutto al cioccolato fuso, mescolando bene fino ad ottenere un composto bello denso.
Poi prendete una teglia del diametro di circa 25cm, la imburrate e infarinate (oppure se vi sembra troppo difficile -caprette!- copritela con della carta forno), quindi versateci dentro il preparato per la torta.
Ah ah, e qui v'ho cioccato!
Che vi siete dimenticati? Alzi la mano chi lo sà! ...ma dai, è ovvio, il forno! Va sempre pre-riscaldato durante la fase di preparazione. Vabbè, facciamo finta che lo abbiate fatto, piccoli mentecatti.
A questo punto, col forno a temperatura 180°, potete inserire la teglia e attendere che la vostra torta sia pronta. Ci vogliono circa 30 minuti, ma voi per sicurezza fate sempre la prova-stuzzicadenti, che quella non vi tradisce mai.
Ah, la prova-stuzzicadenti, se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Ma voi che ne sapete, brutti mangiapane a tradimento. Voi basta che magnate, che ve frega.
Qualche predicozzo dopo, sfornate la vostra bella torta cioccolatosa e attendete che si raffreddi un pò. Dopodichè, se volete proprio fare i brownie all'americana, la tagliate a quadrotti.

Buon appetito, paffuti nemici delle diete.

Au revoir, a la prossima riscetta miei cavi!

mercoledì 19 novembre 2008

Mezze maniche con zucca e pancetta

Care amiche e amici golosetti, credevate vi avessi abbandonati, eh?
E invece no, anzi. Mille ricette ho in serbo per voi. Questa e altre 999, o giù di lì.

Come avrete SICURAMENTE letto in giro, questo è il periodo della zucca. Sì, anche se non ci sono più le mezze stagioni. La zucca non ci abbandona mai.
Io personalmente adoro questo ortaggio, non solo per il sapore e per la sua versatilità, ma anche e soprattutto per il colore. Volete mettere preparare piatti brutti e marroncini piuttosto che servire fumanti portate di uno sgargiante arancio? E sù, no. E poi dicono che Novembre è un mese triste. I morti ormai non se li fila più nessuno, perchè la notte prima è Halloween e il giorno dopo lo passano tutti a riprendersi dalla sbronza. Il freddo da lupi è storia trapassata (l'ho già detto che non ci sono più le mezze stagioni?). In più è anche il periodo dell'ortaggio più colorato che ci sia (con tutto il rispetto per la Signora Carota, che a me poco aggrada)...insomma, dai, stateci. Evviva Novembre.

E per onorare questo bel mese (in cui, tra l'altro, sono nata io), oggi vi propongo una ricetta facile facile che potete fare tutti.
E infatti il grado di difficoltà è: @ (per la legenda vedete il post precedente)

Titolo: Mezze maniche zucca e pancetta

Ingredienti per 4 persone
mezzo kilo di pasta tipo mezze maniche (sennò anche le pipe rigate vanno benissimo)
zucca (diciamo, meno di un quarto di una zucca di media grandezza. Se volete più precisione avete sbagliato blog. Qui si va a occhio.)
due fette di pancetta affumicata
cipolla
vino bianco
olio extravergine d'oliva
salvia
cannella
noce moscata
sale
pepe nero
ricotta salata

Procedimento
Prendete il pezzo di zucca, togliete i semini e sbucciatelo. Metà della zucca taglietela a cubetti e fatela rosolare in un pò di olio extravergine con la cipolla, sale e pepe. Fatela cuocere per 10/15 minuti, aggiungendo anche un bicchiere di vino bianco fino a farlo evaporare.
Una volta cotta, mettete la zucca con il suo condimento in un mixer e frullare il tutto fino ad ottenere un composto denso (se vi sembra troppo asciutto, aggiungete dell'olio).
La restante zucca tagliatela a pezzettini sottili sottili (che non potete dire di no), alla "julienne", per capirci. Dopodichè tagliate a pezzettini anche la pancetta (privandola della cotenna..oink!).
A questo punto fate rosolare le striscioline di zucca in olio extravergine con alcune foglie di salvia tritate, e condite il tutto con un cucchiaino di cannella e una spolverata di noce moscata (questo è il mio tocco personale, rubato da una ricetta giapponese..hihi!), poi sale e pepe (se la pancetta e molto pepata, evitate il pepe. Elementare, no?).
Fate cuocere la zucca per 5 minuti (se si asciuga, anche qui aggiungete un pò di vino bianco e/o acqua calda), dopodichè aggiungete la pancetta e fate cuocere per altri 5 minuti, poi spegnete il fuoco.
A questo punto voi, previdenti, avrete già messo a bollire l'acqua salata per la pasta...vero? Non mi fate che vi distraete, eh. Oh.
Allora buttate la pasta, aspettate che si cuocia (io la consiglio sempre al dente), poi una volta scolata la mettete a mantecare nella padella con la zucca e vi aggiungete il composto frullato in precedenza.
Servite nei piatti con una spolverata di ricotta salata grattugiata, e la vostra deliziosa pasta arancione è bell'e pronta.
Et voilà. C'est plus facile.

Provate e commentate. Attendo vostri riscontri, miei piccoli adepti.
Che il potere dei fornelli sia con voi.
Andate (a fare la spesa) in pace.

mercoledì 5 novembre 2008

Voglio diventare grande, voglio diventare grande!


Da grande, cioè fra poco..o fra molto, che ai tempi d'oggi non ci si capisce tanto. Comunque, dicevo.
Da grande.
Da grande mi vedo...mi vedo non sò bene in che città. Mi piacerebbe restare a Roma, quale romano vorrebbe lasciare una città che tutto il mondo ci invidia?
Ma d'altronde i tempi sono quelli che sono e domani le necessità potrebbero far sì che io me ne vada, chessò, in Olanda. O in Inghilterra. O in Belgio, perchè no. Insomma, da qualche parte dove sia possibile campare in modo decente. D'altronde si sà, il sole, la pizza e la gente che sorride (ormai neanche più tanto) non è che ci danno di che vivere.
E allora penso alle alternative.
E pensando mi vedo in una città, non sò quale, ma una città carina, con bella gente e brutta gente, con sole un pò sì e un pò no, purchè sia in un Paese migliore, magari proprio l'Italia di domani. Chissà.
E in questa città io abiterei in una bella casetta. Un'appartamento modesto, colorato, arioso, con tante finestre e magari un balconcino. O un giardinetto. Ma bastava già il balconcino.
La cucina la immagino di legno scuro e piastrelline verdi, stile Nonna Papera, con un davanzale adornato da vasi di piante aromatiche e in giro tante padelle, scodelle, vasetti di spezie, porta-qualsiasi cosa, trita-tutto, dei colori più svariati. Nella mia cucina ci vedo anche una bella bottiglia di vino con un bicchiere mezzo pieno (o mezzo vuoto, fate voi), sempre pronto per l'uso. E un posacenere con un mozzicone di sigaretta, testimone delle pause tra una mescolatina e l'altra.
Il salone lo immagino caldo, con un divano grande e comodo di quelli che ci affondi dentro, con mille cuscini soffici e i puff per poggiare i piedi (adoro poggiare i piedi). Il tavolino e le poltroncine le vorrei di bambù, con suppellettili di legno e candele profumate sparse per la casa. E scaffali pieni di libri e DVD, non solo quelli preferiti, ma molti ancora da leggere e guardare.
E poi ci vedo anche un angolo con cuscini e un tappeto gigante per terra, tipo harem.
E un paio di cani o gatti, o entrambi, che mi facciano compagnia mentre guardo la tv con la mia copertina trapuntata in patchwork.
Il bagno invece non me lo immagino, il balcone lo intravedo (e comunque è intercambiabile con un ipotetico giardinetto), la camera da letto non saprei, ma comunque non deve mancare un armadio pieno di vestiti, scarpe e accessori. Modesta sì, ma mica scema!
E poi ci vedo un uomo, il mio, sul letto. Eh eh. Possibilmente non in calzini di filo bianchi e telecomando in mano, anche se sò che chiederei troppo, soprattutto in merito all'ultimo punto. Perchè, ahimè, l'uomo te lo sposi con telecomando incluso nel prezzo (e se ti dice proprio male, anche col joystick).

"Vuoi tu X sposare la qui presente Ylenia con la Y?"
"Sì"
"La accendiamo?".

L'amore, una questione di on/off.

Comunque, dicevo.
Da grande, non sò quando, mi ci vedo in questa casa.
Non saprei bene se grassa o magra. Sicuramente non sottopeso, sarebbe impossibile. Più probabile l'ipotesi di obesità, dato che finora ho descritto solo scene in cui cucino o sto sbracata sul divano a bere vino accarezzando gatti. Ad ogni modo, sò già che qualsiasi età io abbia e qualunque sia il mio peso, il mio sport serale preferito sarà chiedere al malcapitato Lui se sono ingrassata, pretendendo comunque una risposta negativa, e passare in rassegna davanti allo specchio i miei cuscinetti di grasso continuando a ripetermi che non è cellulite, ma ritenzione idrica.
Ah, la ritenzione idrica.
E poi da grande mi ci vedo con una bella bicicletta. Una leggera, colorata (non di rosa, odio il rosa!), con cestino e decorazioni inutili ovunque. Ecco, ho questa immagine di me: sorridente sotto il sole, la domenica mattina prendo la mia bici e me ne vado al mercato a comprare i fiori, per poi tornare a casa con una bella piantina di rosmarino e un mazzo di margherite colorate...e tre buste della spesa, una maglietta nuova, un regalo per la vicina che ha fatto il compleanno, un CD di musica new age e un nuovo mascara, il tutto caricato su un taxi, insieme a me e la bicicletta.
E poi, mi immagino nel mio negozio. Sì, perchè le cose che mi piacciono di più sono stare con la gente e comandare. E farmi gli affari altrui.
Allora ho immaginato un lavoro che concilii un pò tutto, e mi permetta di stare a contatto con tante persone in un posto che sia mio e dove chiunque può fare quel che vuole a patto che a me stia bene. Quindi perchè non possedere un locale?
Ma non uno qualsiasi, io vorrei lavorare in una cioccolateria.
Sì, proprio come la Binoche in "Chocolat". Senza troppe pretese, ovvio.
Johnny Depp in tenuta gitana ed espressione del tipo "Donna, scappiamo con la mia roulotte e questa notte ti farò ripetutamente mia" lo lascio ai sogni proibiti, che anche quelli non devono mancare. Dio mi perdoni, perchè ho molto peccato in pensieri impuri.
Dicevo? Ah, si, la cioccolateria.
Mi ci vedo con la divisa da cioccolataia un pò materna un pò sexy, lo smalto color ciliegia e lo sguardo ammiccante, vendere cioccolatini al peperoncino per dare vigore alla vita sessuale delle coppiette della città. E farmi i cazzi di tutti.
Sì, in alternativa avrei potuto immaginare una rivista di gossip regionale, ma sarebbe stata inconciliabile con il cioccolato. Mettere bon bon al cacao come inserti del giornale? Naaa. Meglio la porno-cioccolataia serva.
Mi ci vedo a gironzolare canticchiante tra fiumi di latte e cacao, fare intrugli con spezie ed erbe misteriose (anche illegali), creare sculture di cioccolato come Demi Muur e Patrik Sciueizii (?) facevano con l'argilla in "Ghost", e poi fare all'amore con il mio Lui (quello col telecomando incorporato), tra montagne di zenzero e cannella.
E magari ogni tanto vendere anche qualche cioccolatino.
Ah, che vita sarebbe.
In alternativa avrei pensato alla "frapperia", un neologismo coniato da me appositamente per designare uno dei miei possibili impieghi.
Infatti, nel caso in cui la cioccolateria fosse troppo sputtanata (o fallisse, mentre mi trastullo tutto il giorno in giochini erotici con l'uomo-telecomando), ho già pensato ad un negozietto in cui vendere solo frappè di mille gusti, frappè che nessun altro ha mai neanche lontanamente immaginato.
Tipo il "MI PIACE PICANTO" al cioccolato fondente, pere e peperoncino, o lo "STASERA MI FACCIO MALE" con fragola, mascarpone e panna.
Il locale potrei chiamarlo SOLOFRAPPE' e mi divertirei un mondo a a inventare gadget personalizzati, tipo la sedia a forma di cucchiaino, stile Signora Milù, o il cartello "Torno subito" che in tal caso diverrebbe "A frappè".

Sì, non c'è che dire, da grande avrò proprio una bella vita.

Per ora mi accontento di fare l'assistente di produzione per 160 euro al mese, la laureanda part-time e la frequentatrice sfaticata di palestre.
Oltre che la cuoca a tempo perso e la scrittrice di blog nei pochi momenti liberi.

E intanto mi impegno a diventare grande il prima possibile, a cominciare da domani.
26 anni, e non ci pensiamo più.